Allo studio un nuovo approccio farmacogenomico per la cura dell’ipertensione

Purtroppo, e’ stato anche rilevato che, nonostante la disponibilita’ di terapie capaci di ridurre la pressione, solo 1 paziente iperteso su 5 e’ adeguatamente curato. Anche quando il controllo della pressione viene raggiunto, la riduzione del rischio cardiovascolare di mortalita’ non supera il 30%. La ragione di tale insuccesso risiede principalmente nella complessita’ di tale malattia che si sviluppa attraverso l’interazione di molteplici fattori sia genetici sia ambientali che diversamente modulano le funzioni cardiache, renali, del sistema nervoso e ormonale nei vari pazienti. L’importanza della ricerca risiede nell’aver identificato dei marcatori genetici che permettano di individuare i pazienti che meglio potranno essere curati con una terapia efficace e priva di effetti collaterali. Il gruppo Prassis Sigma-Tau ha adottato tale strategia che si puo’ definire “farmacogenomica”. Le mutazioni nei geni che controllano la funzione dell’adducina e i livelli corporei di Ouabaina Endogena sono risultate associate all’ipertensione e ai rischi ad essa connessi. Un nuovo farmaco antiipertensivo, rostafuroxin, e’ stato sviluppato per la sua capacita’ di bloccare selettivamente l’effetto ipertensivante di questi geni mutati. I dati ottenuti negli studi sperimentali su modelli di laboratorio ne hanno dimostrato l’efficacia antiipertensiva e la selettivita’ del meccanismo d’azione molecolare. Essi sono poi stati confermati in pazienti ipertesi, mai trattati prima, dove e’ stata verificata la capacita’ di queste varianti geniche di predire la risposta a rostafuroxin. Infatti, il profilo di geni responsabili di tali alterazioni si e’ dimostrato in grado di influenzare la risposta pressoria a rostafuroxin , ma non ad altri farmaci con meccanismi diversi, quali il diuretico e il losartan. In altre parole, si e’ dimostrato che e’ possibile identificare a priori su base genetico-molecolare i pazienti che risponderanno efficacemente alla terapia mirata per il loro specifico difetto. La ricaduta di tale scoperta in termini di prevenzione del rischio cardiovascolare nell’ipertensione e’ rilevante e va oltre il semplice controllo della pressione arteriosa. Infatti, dato il peculiare meccanismo di rostafuroxin, ci si aspetta che anche i danni a cuore, reni, vasi e cervello associati alle mutazioni dei geni che controllano la funzione dell’adducina e della Ouabaina Endogena potranno essere prevenuti dall’uso di rostafuroxin in questi pazienti selezionati. La strategia congiunta di individuare su base genetico-molecollare i pazienti portatori di specifici meccanismi ipertensivanti e di sviluppare un farmaco capace di bloccarli selettivamente rappresenta un avanzamento importante verso la terapia personalizzata dell’ipertensione e delle sue complicanze.
AGI – Salute