Mappa dei batteri intestinali, per il via alla ricerca di nuove cure innovative per patologie gastroenteriche

Ricercatori al lavoro per ‘mappare’ i microrganismi- oltre un milione – che ‘abitano’ le varie parti del corpo umano, il cosiddetto ‘microbioma’.
Un’operazione che consentirà, tra l’altro, di catalogare quella infinità di batteri che compongono la flora del nostro apparato digerente (il ‘microbiota’) e possono diventare causa scatenante delle più varie malattie, così come trasformarsi in preziosi alleati del nostro organismo, se presenti nelle giuste proporzione in gola, esofago, stomaco e intestino. Sulle nuove frontiere della microbiotica e sulle prospettive di cura del nostro apparato digerente faranno il punto all’università Campus Bio-Medico di Roma alcuni tra i massimi esperti nazionali di gastroenterologia in un congresso patrocinato dalle società scientifiche Aigo (Associazione italiana gastroenterologi ospedalieri) e Sige (Società italiana di gastroenterologia), oltre che dalla Fondazione Aldo Torsoli’.

“Per ora la dieta, il consumo di probiotici e i trattamenti a base di antibiotici quando servono continuano a svolgere un ruolo-chiave nella modulazione e nell’equilibrio del microbiota intestinale”, spiega Lorenza Putignani, ricercatrice dell’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Un consumo, quello dei probiotici, “che deve però essere intelligente”, sottolinea Cicala, rilevando che “è inutile ingerire, ad esempio, grandi quantità di yogurt arricchito con fermenti lattici vivi, che sopravvivono solo nel nostro esofago e muoiono nello stomaco senza dare alcun apporto al riequilibrio della nostra flora batterica. Molto meglio – aggiunge – assumere in compresse o bustine batteri liofilizzati, capaci di riprodursi nel colon”. “Quell’insieme di batteri, miceti e virus che albergano nel nostro intestino e che chiamiamo microbiota – dice Antonio Gasbarrini, responsabile dell’Unità di medicina Interna e Grastroenterologia del Policlinico Agostino Gemelli di Roma – ha effetto su varie patologie, come diabete, obesità e malattie metaboliche, su malattie infiammatorie intestinali o, ancora, sui tumori dell’apparato digerente”. Per questo, se gli integratori si ergono a farmaci per dare il giusto equilibrio al nostro microbiota, allora vanno utilizzati con tutte le cautele del caso.
“È fondamentale che in questi prodotti siano garantiti la stabilità e la giusta quantità dei microrganismi – raccomanda Gasbarrini – fermo restando che quel che più conta è come il probiotico modifica la comunità di batteri, miceti e virus”.