Infertilità maschile e nuove opportunità diagnostiche e terapeutiche

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L’infertilità è la mancanza di concepimento dopo 12 mesi di rapporti liberi non protetti. In passato si riteneva che la mancanza di concepimento fosse correlata soprattutto a disordini della salute riproduttiva dalla donna; studi condotti negli ultimi decenni hanno, invece, dimostrato che almeno nel 50% dei casi è l’uomo ad essere responsabile di una ridotta capacità riproduttiva. Questo trova riscontro nell’incremento esponenziale della richiesta di analisi seminale presso le strutture specializzate.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che circa l’8-10% delle coppie in età fertile soffra di problemi di infertilità. In Italia, l’infertilità interessa circa il 10% della popolazione maschile e, sebbene aumenti sempre più la consapevolezza del ruolo del maschio nelle difficoltà legate al concepimento, la quasi totalità (90%) non fa prevenzione; un dato allarmante se si considera che nel 60% dei casi, l’infertilità maschile ha origine da patologie che, attraverso una corretta consulenza dell’Andrologo, si potrebbero prevenire o curare.

Un secondo dato preoccupante è che ben il 50% degli uomini italiani non si sottopone a visita andrologica nemmeno a seguito di una diagnosi di infertilità. Sebbene l’infertilità maschile diventi oggetto di attenzione da parte degli uomini solo nel momento in cui cercano un figlio, i problemi che potranno portare ad alterazioni riproduttive possono sorgere fin da bambini. Si stima infatti che il 50% dei giovanissimi soffra di affezioni genitali. Durante la visita di leva, si scopriva che il 10-20% dei ragazzi soffre di varicocele. Intorno ai 18 anni, 1 ragazzo su 2 è a rischio infertilità.

Traumi testicolari, Criptorchidismo, Farmaci, Trattamenti chirurgici, Infezioni urinarie, Malattie Trasmesse Sessualmente, Varicocele, Disordini Endocrini, Insufficienza ormonale.

Oltre a quelli fisiologici, ci sono anche lo stress, i fattori ambientali (inquinamento) e uno stile di vita non adeguato (eccesso di alcool, di fumo, droghe, doping).

Negli ultimi 50 anni il numero degli spermatozoi nell’eiaculato si è ridotto di circa il 50%. Si è visto che i fattori ambientali, come l’esposizione a pesticidi, aumentano di 8 volte il rischio di infertilità, l’uso di antibiotici di 15 volte, la parotite di 3, una ridotta assunzione di frutta di 2/3 volte. Anche lo stile di vita dell’uomo influisce negativamente sulla fertilità: l’utilizzo di indumenti aderenti o termicamente poco disperdenti, il fumo, l’esposizione a microonde o a materiale radioattivo, i microtraumi ripetuti che subiscono i conducenti di veicoli, sono tutti fattori che contribuiscono ad aggravare la scarsa produzione di spermatozoi.

Anche nelle abitudini più comuni possono nascondersi dei rischi: l’uso del telefono cellulare nella tasca dei pantaloni, infatti, può ridurre la motilità degli spermatozoi del 20%.

Alcuni di questi fattori possono essere transitori e pertanto non incidere in maniera definitiva sulla capacità riproduttiva dell’uomo; tuttavia, vanno tenuti in considerazioni e tempestivamente risolti, perché procrastinare di molto tempo la richiesta di concepimento può aumentare i rischi di infertilità. I risultati delle tecniche di procreazione assistita, infatti, diminuiscono con l’avanzare dell’età della coppia.

L’infertilità maschile riconosce diverse cause, insorte in età pediatrica o durante lo sviluppo embrionario. La diagnosi quasi sempre coincide con la necessità di concepire un bambino. Individuare le cause risulta, quindi, difficile e l’unico elemento diagnostico facilmente riconoscibile rimane l’alterazione del liquido seminale.

Per un primo inquadramento dell’infertilità maschile è quindi obbligatorio effettuare almeno due valutazioni del liquido seminale: la valutazione delle caratteristiche degli spermatozoi e del plasma seminale.


Ad oggi, il principale strumento diagnostico è rappresentato dall’interpretazione dei parametri che emergono con l’esame del liquido seminale; il solo dosaggio degli ormoni coinvolti nella spermatogenesi ( i nell’eiaculato (azoospermia)ueazione

drete a fare IANA siano stati definiti, il sito è partito. ormoni ipofisari e gonadici), però, non sempre chiarisce l’origine della patologia e a volte non è sufficiente per poter individuare la terapia più adeguata. Per una diagnosi completa è, infatti, opportuno un approfondimento con analisi più specifiche che chiariscano l’efficienza biologica degli ormoni circolanti e l’eventuale presenza di polimorfismi che riducono il potere biologico dell’ormone e del suo recettore

L’obiettivo del trattamento ormonale dell’infertilità maschile è quello di migliorare la qualità del seme del paziente e/o di fare il miglior uso possibile dei suoi spermatozoi nelle tecniche di procreazione assistita. Il trattamento può determinare un aumento di probabilità di concepimento naturale. Può inoltre migliorare la probabilità di successo delle tecniche di fecondazione assistita o consentire di utilizzare tecniche meno aggressive, come l’inseminazione artificiale intrauterina.

Si stima che 1/3 degli uomini infertili, una volta sottoposto alle adeguate cure, riesce ad avere una paternità naturale. Per gli altri, aumentano le possibilità di successo della fecondazione assistita.

Il tema dell’infertilità maschile è stato affrontato questa mattina alla Consensus Conference organizzata a Sorrento, in occasione del Congresso Nazionale SIE (Società Italiana di Endocrinologia), nel corso della quale sono state discusse le nuove opportunità diagnostiche e terapeutiche di questa attuale problematica.

La Consensus Conference di Sorrento è stata organizzata dalla SIE (Società Italiana di Endocrinologia) e ha visto la partecipazione e la collaborazione di prestigiose Università Italiane: i Coordinatori sono il Prof. Andrea Lenzi – Università La Sapienza di Roma e il Prof. Gianni Forti – Università di Firenze; i Collaboratori sono il Prof. Gaetano Lombardi – Università Federico II di Napoli, il Prof. Antonio Bellastella – II Università di Napoli, il Prof. Carlo Foresta – Università di Padova.

“In molti casi in cui l’infertilità è dovuta al cosiddetto “fattore maschile” – ha affermato la Prof. ssa Annamaria Colao, Ordinario di Endocrinologia presso l’Università di Napoli Federico II – la coppia viene invitata ad intraprendere immediatamente il programma di procreazione medicalmente assistita prima ancora di individuare esattamente la causa. Si è visto invece che, nella maggior parte dei casi, una corretta consulenza medica può contribuire ad eliminare la patologia di base che determina l’infertilità nell’uomo.”

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