la madre di tutte le paure, l’asfissia, gestita e percepita dall’amigdala

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l'amigdala

Il circuiti cerebrali della paura si sarebbero evoluti dal meccanismo volto a generare un comportamento di difesa dal rischio di soffocamento, poi adattatisi a fronteggiare altre sfide

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L’amigdala, la parte del cervello che è responsabile dell’acquisizione di paure e di episodi di panico, è dotata di sensori chimici che fungono da innesco a un timore primordiale, quello di soffocare. Questi sensori sono in particolare sensibili al livello di acidità presente nel cervello, a sua volta legato all’eccesso di biossido di carbonio, a cui i sensori rispondono evocando un comportamento di terrore e fuga.


“L’amigdala è considerata un elemento centrale dei circuiti cerebrali della paura. Ora vediamo che non è solo una parte di un circuito ma anche un sensore”, ha osservato John Wemmie dell’Università dell’Iowa, che con Michael Welsh firma un articolo sulla rivista “Cell” (The Amygdala Is a Chemosensor that Detects Carbon Dioxide and Acidosis to Elicit Fear Behavior).



“E’ molto interessante che l’evoluzione abbia piazzato un sensore di acidità in questo circuito del sistema nervoso centrale, ha osservato Welsh.

Il circuito in questione si trova nell’amigdala, una struttura che stimola il sistema nervoso simpatico in vista di un comportamento “combatti o fuggi” ed è collegato ad altre aree coinvolte nella risposta a eventuali sfide.

I sensori sono rappresentati dai canali ionici 1a (ASIC1a), particolarmente abbondanti nell’amigdala e in altre aree coinvolte nei meccanismi di scatenamento della paura, che innescano l’attivazione dei neuroni quando il pH del loro ambiente crolla.

“Dato che gli organismi che respirano ossigeno sono a costante rischio di asfissia, si può pensare che il rischio di soffocamento abbia avuto un’influenza di primo piano nel plasmare i sistemi di difesa del cervello”; scrive Stephen Marin dell’Università del Michigan ad Ann Arbor in un editoriale di commento. “La scoperta che chemosensori nell’amigdala sono coinvolti nella generazione di una risposta di paura a una varietà di stimoli avversi suggerisce che il sistema si è evoluto per generare un comportamento di difesa dal soffocamento e che sia successivamente stato adattato per fronteggiare sia sfide di origine interna che legate all’ambiente esterno.

La ricerca ha anche potuto fornire una spiegazione molecolare del modo in cui l’aumento delle concentrazioni di biossido di carbonio sollecitano una sensazione di intensa paura, fornendo un punto di riferimento per analizzare le basi biochimiche dei disturbi d’ansia e da attacchi di panico. La scoperta indica quindi anche una nuova strada per contrastare questo tipo di patologie, prendendo come bersaglio terapeutico o i livelli di acidità cerebrali o i canali ionici sensibili all’acidità.

Le Scienze – L’Espresso

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