Nuova tecnica fatta di nanoparticelle e staminali per distruggere placche aterosclerotiche

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Una nuova tecnica combinata ha dimostrato di poter rimuovere le placche all’interno delle arterie, e in futuro potrebbe dare buoni risultati nel ripristino del flusso sanguigno in casi d’urgenza

Una tecnica che combina nanotecnologie e cellule staminali sembra essere in grado di distruggere le placche aterosclerotiche e ringiovanire con ciò le arterie: è stata presentata nel corso della sessione scientifica dell’American Heart Association intitolata “Technological and Conceptual Advances in Cardiovascular Disease”.

Nel corso della ricerca le nano particelle – di diametro inferiore a 80 nanometri (miliardesimi di metro) – sono state iniettate nel cuore di maiali insieme con cellule staminali adulte. Dopo essere state riscaldate da luce laser, le nanoparticelle hanno dimostrato di poter bruciare le placche aterosclerotiche ivi presenti. Tuttavia, le nano particelle erano meno efficaci nell’eliminare le placche se non erano in combinazione con le cellule staminali.

“Questo approccio innovativo è molto promettente per l’utilizzo nell’essere umano per ristabilire il flusso sanguigno in regime d’urgenza”, ha spiegato Alexandr Kharlamov, direttore del Dipartimento di medicina interna e medicina rigenerativa dell’Accademia di Medicina di Yekaterinburg, in Russia. “La biofotonica, basata sulla luce, la plasmonica, basata sui plasmi, le cellule staminali e la nanotecnologia potranno un giorno offrire un trattamento completamente nuovo per la riduzione della formazione delle placche nelle arterie”.

A differenza dell’angioplastica, il trattamento comune per l’aterosclerosi, questa nuova tecnica sembra distruggere effetivamente la placca.

In particolare, il trattamento con nano strati silice-oro ha riguardato 19 maiali, mentre altri 18 animali che costituivano il gruppo di controllo, hanno ricevuto una soluzione salina. Il gruppo di trattamento, a sua volta, era suddiviso in tre sottogruppi, a seconda del tipo di somministrazione ricevuta: per via intracellulare, associata a cellule staminali nel cuore; tramite un’infusione di microtubuli riempiti di gas e rivestiti di proteine che non contenevano cellule staminali; tramite una “pezza” bioingegnerizzata che conteneva anche celle staminali e posta direttamente sull’arteria mediante una tecnica di chirurgia mininvasiva.

Dalle analisi successive si è potuto costatare come il volume delle placche si fosse ridotto in misura considerevole immediatamente dopo la procedura in tutti i gruppi che avevano ricevuto le nanoparticelle, con una diminuzione media del 28,9 per cento complessivamente. Trascorsi sei mesi dal trattamento, invece, le placche risultavano diminuite in media del 56,8 per cento, contro una media del 4,3 per cento del gruppo di controllo.

Le maggiori riduzioni del volume delle placche sono state riscontrate nei gruppi trattati con nanoparticelle associate a cellule staminali. Queste ultime paiono inoltre indurre la formazione di nuove placche.

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