CNR: impronte digitali molecolari permettono cure farmacologiche personalizzate

Fornire un”impronta digitale molecolare’ di ogni singola patologia per una diagnosi appropriata e per prevedere la risposta di un individuo alla terapia.
In questo contesto si inserisce anche il rinnovato interesse per le cosiddette ‘dirty drugs’, ovvero i farmaci con più bersagli molecolari, tradizionalmente scartati dall’industria farmaceutica multi-nazionale, che negli ultimi 25 anni ha prediletto i ‘magic bullets’, molecole ultra-potenti e altamente selettive, con scarso successo però sul fronte delle nuove terapie. ”Gli scaffali delle industrie farmaceutiche sono probabilmente pieni di molecole accantonate, perche’ considerate non abbastanza selettive e quindi poco sicure”, ha aggiunt Di Marzo. ”Eppure sappiamo che moltissimi dei farmaci di maggiore successo, siano essi sintetici o di origine naturale, quali aspirina, paracetamolo, cortisone, appartengono alle ‘dirty drugs’. L’uso dei ‘biomarcatori’ oggi – ha aggiunto – potrebbe rilanciare non solo l’uso di nuove combinazioni di principi attivi, ma anche la rivisitazione di sostanze ‘multi-target’ e, magari, suggerirne il disegno e lo sviluppo di nuove”. Ancora una volta i farmaci naturali potrebbero essere di ispirazione. ”Si potrebbero sfruttare molecole che interagiscono con il sistema degli endocannabinoidi, come il cannabidiolo (un cannabinoide non psicotropo da cannabis), e la palmitoiletanolammide (un mediatore lipidico endogeno), che presentano potenti effetti anti-infiammatori”, ha proseguito il ricercatore. ”Entrambe le molecole hanno gia’ trovato impiego in nuove formulazioni farmaceutiche, per alleviare, rispettivamente, la spasticita’ nella sclerosi multipla e il dolore neuropatico e pelvico”, ha concluso .