Indagine SIMG: 1 paziente su 3 è dal medico di famiglia per curare patologie causa di dolore cronico

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Dallo studio risulta che circa il 27% degli assistiti soffre di malattie potenzialmente associate a dolore cronico come artrosi, artrite reumatoide e tumori. La percentuale delle prescrizioni degli oppioidi è ancora contenuta, ma in crescita, come mostrano i dati del Centro Studi Mundipharma


Milano, 04 Marzo 2010 – Negli ambulatori dei medici di famiglia fino ad 1 paziente su 3 potrebbe soffrire di dolore cronico. Questo uno dei risultati dell’indagine ‘Il comportamento prescrittivo dei medici di medicina generale’, promossa dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) con il supporto del Centro Studi Mundipharma. Lo studio, condotto mediante il sistema di analisi Health Search/CSD patients Database (HSD), ha coinvolto 500 medici italiani, per un totale di 789.284 pazienti.
Dallo studio è emerso che circa il 27% degli assistiti soffre di una malattia importante associata a dolore cronico: artrosi (20,45%), artrite reumatoide (0,85%) o tumori (6,07%).

“Il medico di medicina generale è, dunque, il primo interlocutore per la cura del dolore, uno dei fattori più importanti che condizionano la qualità di vita delle persone” – spiega Claudio Cricelli, Presidente SIMG.

Ma a proposito della prescrizione di farmaci, quali sono le scelte del medico per il trattamento del dolore? Secondo l’analisi, prevale ancora la prescrizione dei FANS (39,6% delle prescrizioni), seguita da quella di analgesici oppiacei (9,5%) e paracetamolo (3,9%).
Dai risultati dello studio, quindi, emerge ancora una volta che la percentuale di prescrizioni degli oppioidi nel trattamento del dolore è molto contenuta in Italia: fatto che pone il nostro Paese in ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Questo aspetto emerge anche dai dati del Centro Studi Mundipharma, secondo i quali a settembre 2009 l’Italia si classificava ultima in Europa per spesa pro capite destinata agli oppioidi, con un valore pari a 0,83 €, contro una media europea di 3,87 € (valore massimo della Germania: 8,42 €).

“Oggi, – spiega il professor Guido Fanelli, coordinatore della Commissione ministeriale sulla terapia del dolore e le cure palliative – grazie ad un’ordinanza ministeriale del 20 giugno 2009, è stato abolito il ricettario speciale per la prescrizione dei farmaci oppioidi che ne limitava di fatto l’utilizzo. Questo provvedimento mira a rendere più accessibili ai tanti malati con dolore cronico le cure più idonee, attraverso l’impiego di terapie a base di morfina, ossicodone, fentanyl o buprenorfina, farmaci fino a poco tempo fa poco accessibili. Oggi il medico ha dunque a disposizione più possibilità di cura, che dovrebbe sfruttare al meglio per garantire la migliore assistenza al proprio paziente.” conclude Fanelli.

“Le nuove norme – continua Cricelli – favoriscono e facilitano la prescrizione dei farmaci oppioidi e permettono oggi di superare le antiche barriere burocratiche e ideologiche che ne impedivano la diffusione. Eppure, – continua Cricelli – al fine di sfruttare queste nuove opportunità terapeutiche, è anzitutto necessario che il medico di medicina generale abbia la possibilità di seguire un adeguato percorso formativo sull’utilizzo di questi farmaci e le loro potenzialità.”

Qualche segnale positivo si riscontra se si analizza la percentuale di variazione dei consumi tra settembre 2009 e lo stesso periodo dell’anno precedente: con +16,4%, infatti, l’Italia è il Paese che ha registrato il maggior incremento in Europa, facendo ben sperare per un adeguamento agli standard europei.
Altro elemento incoraggiante è l’aumento del consumo di oppioidi orali pari a +7,7% (33,9% a settembre 2009 vs. 26,2% a settembre 2008) rispetto alle formulazioni transdermiche (66,1% a settembre 2009 vs. 73,8% a settembre 2008), che testimonia un graduale adeguamento del nostro Paese alle Linee Guida internazionali OMS, ESMO ed EAPC che indicano come via di somministrazione di prima scelta le formulazioni orali (dati Centro Studi Mundipharma).

L’impiego di analgesici oppiacei è maggiore nelle regioni del centro (11,10%) e del nord (10,49%), rispetto al sud d’Italia (7,7%): la regione più virtuosa risulta essere la Toscana (17,2%), mentre il Lazio, con l’8,6%, registra la prevalenza d’uso più bassa.

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