Tumore al seno: nella fase iniziale il dolore colpisce il 37 percento delle donne

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Nel primo stadio della malattia una donna su quattro soffre di dolore, ma di queste meno della metà (45,7%) segue una terapia antalgica: questi alcuni dei dati emersi dalla ricerca promossa da O.N.Da in collaborazione con il Centro Studi Mundipharma



Milano, 26 Aprile 2010 – Il dolore si presenta fin dall’esordio del tumore al seno nel 37% delle pazienti: eppure solo il 45,7% di queste segue una terapia specifica, che nella maggior parte dei casi (74%) non risulta efficace.

Ma come viene gestito il dolore dal punto di vista farmacologico?

Nel primo stadio della malattia risulta ancora molto alta la percentuale di utilizzo dei FANS (57,1%), di contro all’impiego di oppioidi deboli (33,3%) e forti (9,5%), nonostante nella maggior parte dei casi l’intensità del dolore sia pari a 6, e richiederebbe quindi, secondo le Linee Guida, un trattamento con farmaci oppiacei.

I dati emergono da una ricerca promossa da O.N.Da (Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna), in collaborazione con il Centro Studi Mundipharma, su un campione di 805 pazienti con tumore alla mammella in cura presso 49 reparti di oncologia italiani.

L’indagine ha analizzato l’incidenza del dolore nei vari stadi della malattia (metastatico e non), l’efficacia dei trattamenti e l’impatto che la sofferenza fisica ha sulla qualità di vita delle donne intervistate.

“I dati evidenziano ancora una volta una scarsa conoscenza e un ridotto impiego degli oppioidi, soprattutto in una fase iniziale del tumore, contravvenendo a quanto stabilito dalle Linee Guida Internazionali OMS-ESMO-EAPC che indicano questa categoria di medicinali come farmaci di elezione nel trattamento del dolore moderato e intenso”, sostiene Marina Garassino, ricercatrice oncologa del Fatebenefratelli di Milano.

Indipendentemente dallo stadio della malattia, l’indagine evidenzia come la sofferenza fisica provocata dal tumore sia tale da influenzare la psiche e le normali attività quotidiane delle pazienti: il 34,7% delle intervistate dichiara, infatti, che il dolore condiziona abbastanza lo svolgimento delle consuete faccende domestiche e nel 26,6% la propria vita lavorativa, mentre nel 35,6% incide sulla qualità del sonno e nel 32,4% sull’umore.

“Per noi pazienti il dolore, da semplice sintomo, si trasforma in una presenza costante e fortemente invalidante nella vita di tutti i giorni: uno sgradevole compagno che mina la nostra condizione psico-fisica”, dichiara la dottoressa Adriana Ciuffreda, paziente e dermatologa.

“Il binomio donne e dolore fisico – sostiene Francesca Merzagora, Presidente di O.N.Da – sembra quasi inscindibile e ancora troppo spesso si riscontra nel quotidiano dell’universo femminile. Una presenza costante, che non risparmia, naturalmente, neppure le pazienti con tumore al seno, già duramente provate, sul piano fisico e psicologico, dalla malattia. Finalmente anche in Italia una legge, quella sulla terapia del dolore e le cure palliative recentemente approvata dalla Camera dei Deputati, sancisce il diritto a non soffrire, garantendo l’accesso all’assistenza e assicurando l’appropriatezza delle cure antalgiche, venendo incontro alle esigenze e ai bisogni di milioni di donne costrette ogni giorno a combattere contro la sofferenza inutile”.

Infine, dall’indagine emerge che nella maggior parte dei casi la presa in carico delle pazienti da parte degli oncologi avviene soltanto in una fase molto avanzata della malattia (84,6% dei casi) mentre nello stadio iniziale il ruolo dello specialista come prescrittore della terapia del dolore si riduce a 39,3%.

“L’abolizione del ricettario speciale per la prescrizione degli oppioidi e l’obbligo di monitorare il dolore come parametro da riportare nella cartella clinica, previsti dalla recente legge, serviranno a garantire una presa in carico tempestiva delle pazienti da parte di strutture e personale medico specializzati, allo scopo di fornire alle donne un’adeguata e appropriata assistenza”, conclude Marco Filippini, Direttore del Centro Studi Mundipharma.

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