Studio di un recettore per la formazione ossea apre importanti strade sviluppo farmaci contro osteoporosi

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La scoperta è ritenuta importante per lo sviluppo di nuovi farmaci contro l’osteoporosi
Il recettore Wnt denominato Frizzled-9 (Fzd9) promuove la formazione di tessuto osseo: a questa scoperta, che apre potenzialmente la strada alla progettazione di nuovi farmaci contro l’osteoporosi, sono giunti i ricercatori del che firmano un articolo sulla rivista Journal of Cell Biology.

Com’è noto le ossa dell’individuo adulto sono mantenute in equilibrio dal bilanciamento degli osteoblasti – le cellule deputate alla formazione di osso – e degli osteoclasti, che lo riassorbono.

Sebbene alcuni studi sia sul modello murino sia sull’uomo abbiano evidenziato come la segnalazione Wnt influenzi questo equilibrio, quali di questi recettori siano realmente implicati è rimasto finora sconosciuto. Un gruppo di ricercatori guidati da Thorsten Schinke ha evidenziato come un particolare recettore Wnt indicato dalla sigla Fzd9 fosse iper-regolato durante la differenziazione degli osteoblasti e come i topi mancanti di tale recettore mostrassero una fragilità ossea dovuta al basso tasso di formazione di tessuto osseo.

In particolare gli oasteoblati senza Fzd9 si differenzavano normalmente, ma non riuscivano a mineralizzare la loro matrice extracellulare. La perdita di Fzd9 interrompeva infatti una via non convenzionale del canale di comunicazione del Wnt, con il risultato di ridotti livelli del fattore di trascrizione STAT1, che era a sua volta richiesto per l’espressione di diversi geni regolati dall’interferone.

Uno di questi geni codifica per una molecola simile all’ubiquitina chiamata Isg15. Sebbene della funzione di quest’ultima non sia nota la funzione, ristabilendo la sua espressione negli osteoblasti privi di Fzd9 si è riusciti a stimolare la mineralizzazione della matrice, mentre i topi mancanti di Isg15 avevano difetti ossei simili a quelli degli animali con Fzd9 silenziato.

I topi privi di una copia di Fzd9 avevano anche una limitata massa ossea, il che fa ipotizzare che insufficienti livelli di Fzd9 possano causare la ridotta densità ossea che si osserva nei pazienti affetti dalla sindrome di Williams-Beuren, che hanno una delezione emizigotica, della regione cromosomica che comprende il gene FZD9.

Schinke ora ha intenzione di studiare se la stimolazione dell’espressione del gene Fzd9 abbia l’effetto opposto alla sua delezione e possa indurre la formazione ossea. Se fosse così, tale gene si candiderebbe a diventare un bersaglio terapeutico per trattare un’ampia gamma disturbi che hanno come effetto la perdita di massa ossea.

 

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