Declino cognitivo: semplice test delle urine per predirlo e trovarne segnali

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Con un semplice esame delle urine è possibile individuare le persone con diabete di tipo 2 che sono a rischio declino cognitivo o demenza

Spesso non è semplice individuare per tempo i segnali della presenza o arrivo di patologie come il diabete di tipo 2 o la demenza (declino cognitivo). In molti casi, infatti, si arriva a una diagnosi quando il male si è già impossessato della persona. Poter pertanto identificare il rischio in tempo è un passo fondamentale per la prevenzione e il trattamento di queste malattie.

Su questo fronte è la notizia della scoperta di una proteina presente nelle urine che può essere un marcatore (o marker) per il rischio di futuro declino cognitivo nelle persone con diabete di tipo 2. La scoperta è stata fatta da un team di ricercatori del Kaiser Permanente of Georgia/Emory School of Medicine e del National Institute on Aging.
Qui, i dottori Joshua Barzilay, Lenore Launer e colleghi hanno valutato se l’albuminuria, una complicazione renale comune nelle persone con diabete e caratterizzata da escrezione proteica nell’urina, potesse predire il declino cognitivo nei pazienti con diabete.

Per questo studio, pubblicato sul Clinical Journal of American Society of Nephrology (CJASN), i ricercatori hanno reclutato 2.977 pazienti diabetici con un’età media di 62 anni. I partecipanti sono stati sottoposti a tre test neuropsicologici in tempi diversi: il primo all’inizio dello studio, e poi a 20 e 40 mesi dal basale. I test includevano la velocità di elaborazione delle informazioni, la memoria verbale, e la funzione esecutiva. Nel totale, lo studio è durato circa 6 anni, durante i quali tutti i partecipanti sono stati tenuti sotto osservazione.

I risultati dei test condotti nel tempo hanno mostrato che le persone a cui era stata rilevata una presenza di albuminuria persistente durante il periodo di studio avevano avuto una maggiore percentuale (il 5% o più) di cali nella velocità di elaborazione delle informazioni, rispetto ai partecipanti senza albuminuria. Tuttavia la presenza costante e progressiva di albuminuria non è stata correlata con cali nella memoria verbale o nelle prestazioni della funzione esecutiva.

Poiché le persone con diabete di tipo 2 sono ad aumentato rischio di sviluppare un decadimento cognitivo, soprattutto per una compromissione dovuta a cause vascolari, lo studio suggerisce che le proteine urinarie possono essere un segnale di avvertimento precoce per le capacità cognitive dei pazienti.

«La nostra scoperta è stato un sottile cambiamento nella cognizione, tuttavia se questo calo prosegue per più di 10 o 15 anni, si potrebbe tradurre in un evidente declino cognitivo all’età di 75-80 anni, quando la compromissione cognitiva generalmente diventa clinicamente evidente – spiega il dotor Barzilay – Dato che l’albuminuria e il diabete sono comuni tra la popolazione più anziana, questi risultati hanno una grande importanza dal punto di vista della popolazione. Inoltre, l’albuminuria è comune anche tra gli anziani con ipertensione senza diabete».

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