Psicosi: scoperto un valido biomarcatore in grado di scovarne l’insorgenza

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Solo un terzo delle persone identificate come ad alto rischio psicosi finisce per sviluppare effettivamente un disturbo psicotico in un periodo di tre anni.


La valutazione della vulnerabilita’ si basa sulla presenza di sintomi “sulla soglia” della psicosi. Ma questi sintomi da soli non sono in grado di predire con sufficiente precisione il rischio di psicosi e non permettono di giustificare interventi precoci aggressivi, specialmente con farmaci come gli antipsicotici che producono significativi effetti collaterali.  La soluzione potrebbe arrivare da un nuovo studio dell’Universita’ della California pubblicato sulla rivista Biological Psychiatry. La ricerca ha dimostrato che la “Mismatch Negativity” (MMN), l’onda di risposta del cervello ad uno stimolo discordante in una serie di stimoli identici, puo’ essere utilizzata come biomarcatore del rischio di insorgenza di psicosi. La MMN e’ un segnale dell”elettroencefalografia che si manifesta automaticamente dalla corteccia uditiva e dalle regioni del lobo frontale del cervello in risposta a suoni che si discostano da una sequenza di suoni uguali per altezza, durata o altre caratteristiche, anche quando non si sta prestando attenzione all’ascolto. La misura riflette la plasticita’ a breve termine del cervello, dato che dipende dalla formazione della memoria breve di suoni appena appresi per rilevare il tono deviante. La MMN e’ nota per essere ridotta nei pazienti con conclamata schizofrenia. Il parametro e’ stato testato dalla ricerca statunitense su pazienti schizofrenici, a rischio psicosi e sani. Dai dati e’ emerso che la MMN appare ridotta allo stesso livello tra schizofrenici e a rischio psicosi.

“I nostri risultati rivelano che i deficit di MMN precedono l’insorgenza della psicosi nei soggetti ad alto rischio e dimostrano che maggiore e’ il deficit, piu’ imminente e’ la conversione in disturbo”, ha spiegato Daniel Mathalon, responsabile principale dell’indagine.

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