Tumore pancreatico: terapia post-operatoria per evitare l’insorgenza del diabete
Una nuova indicazione per i pazienti con tumore al pancreas arriva dal San Raffaele su ‘Annals of Surgery’. A pochi giorni dalla pubblicazione dello studio che ha dimostrato la possibilita’ di “ricostruire” nel midollo osseo una parte del pancreas a seguito di asportazione parziale o completa, l’uscita dei nuovi dati fornisce una nuova indicazione clinica nell’approccio verso i pazienti operati di tumore al pancreas. La procedura di autotrapianto di isole nel fegato o nel midollo, non solo e’ sicura, ma e’ efficace nel ripristinare le funzioni dell’organo nei pazienti a cui viene asportato. Nei 34 pazienti sottoposti a chirurgia, di cui 31 con tumore del pancreas benigno o maligno, l’approccio ha funzionato evitando completamente lo sviluppo del diabete (44 per cento) o con un diabete di modesta gravita’ (47). I pazienti con tumore del pancreas, sia nelle forme benigne che in quelle maligne, vengono sottoposti a interventi che comportano l’asportazione parziale o talvolta totale del pancreas. Questo determina la perdita parziale o totale delle funzioni espletate dal pancreas stesso, di cui la piu’ importante e’ la regolazione del metabolismo degli zuccheri, dipendente dalla produzione di ormoni pancreatici come l’insulina e il glucagone. Il diabete che puo’ conseguire alla chirurgia del pancreas e’ un tipo particolare di diabete, classificato come diabete di tipo 3c, che puo’ risultare di difficile controllo, soprattutto quando l’asportazione del pancreas totale. Le conseguenze per il paziente sono il peggioramento della qualita’ di vita e il rischio di complicanze, anche gravi, come il possibile coma ipoglicemico.
Modificando la procedura che normalmente viene utilizzata per il trapianto di isole pancreatiche nel paziente diabetico di tipo 1, i ricercatori del San Raffaele hanno prelevato dai pazienti idonei sottoposti a intervento chirurgico le cellule della parte di pancreas non coinvolto dal tumore, quindi sana, ‘ricostruendolo’ nel fegato o nel midollo osseo del paziente stesso.
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