Jet -lag e turni di lavoro stressanti: arriva forse una cura definitiva

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Contro il jet-lag, la “sindrome da viaggio” o i turni di lavoro notturni che scombussolano l’orologio interno e i ritmi circadiani, ricercatori scoprono il modo per rimettere le cose a posto, restituire il buon sonno e lenire tutti gli altri fastidiosi sintomi.

Il cosiddetto jet-lag, o sindrome da fuso orario, è quella condizione che sopraggiunge quando si viaggia e si arriva in Paesi dove si ha un orario diverso da quello in cui viviamo, oppure quando si è impegnati in turni di lavoro che comprendono anche quelli notturni.

Jet-Lag

Tra i diversi sintomi i più evidenti sono i disturbi del sonno in genere, con sonnolenza eccessiva, insonnia, difficoltà ad addormentarsi… ma non mancano altri problemi come astenia (stanchezza) diurna, inappetenza, nausea, mal di testa, indolenzimento muscolare, difficoltà di concentrazione, alterazioni dell’umore, irritabilità, nervosismo, problemi digestivi e gastrointestinali.

Per questo tipo di disturbo, che interferisce con il meccanismo interno che controlla i propri ritmi quotidiani (il ritmo circadiano) non esiste a oggi una cura specifica: si possono assumere sostanze che favoriscono il rilassamento o che promuovono il corretto funzionamento dell’orologio interno come, per esempio, la melatonina. Si può anche cercare di adattarsi ai nuovi ritmi riposandosi di più, ed evitando di assumere sostanze disturbanti come possono essere l’alcol, la caffeina – tutti rimedi palliativi, comunque. Ma forse una speranza reale c’è, ed è quanto riportato dai ricercatori della Concordia University e della McGill University che hanno condotto uno studio in cui si è identificato un processo biologico fondamentale, chiamato “sintesi proteica”, che è controllato all’interno dell’orologio circadiano dell’organismo.

Questa scoperta, secondo il dottor Shimon Amir e il collega Nahum Sonenberg, potrebbe portare non solo al trattamento dei disturbi da jet lag, ma anche di patologie croniche come la malattia di Parkinson e la depressione.
«Per comprendere e trattare le cause e sintomi delle anomalie circadiane – spiega il prof. Amir del Dipartimento di Psicologia della Concordia University – dobbiamo dare uno sguardo più da vicino ai meccanismi biologici fondamentali che controllano i nostri orologi interni».
E così è stato fatto in questo studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Neuron.

«Abbiamo identificato una proteina che ha un’azione repressiva sull’orologio interno e scoperto che rimuovendo questa proteina la funzione circadiana nel cervello era sorprendentemente migliorata», conclude il dottor Nahum Sonenberg, professore del Dipartimento di Biochimica, Facoltà di Medicina, presso il Centro Goodman di Ricerca sul Cancro alla McGill University.

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